Alla scoperta del Bhutan, passando dall’India

Questo nuovo viaggio è un’itenerario che inizia a Calcutta, va a Varanasi, per tornare a Calcutta, spostarsi in Bhutan, alla scoperta di questo piccolo paradiso tra le montagne dell’Himalaia per terminare a Delhi.

L’odore della naftalina , che trovi negli scarichi dei lavandini, questo è per me l’odore dell’India. Più di quello delle spezie e degli incensi, è un odore che ti va al cervello, come il wasabi.

Varanasi (vecchia) non é l’India, ma é ancora l’India che ho visto 20 anni fa. Ha ancora più motorini e tuk tuk, che auto. Le persone cercano di andare a piedi, senza farsi travolgere, tra mille impedimenti ed un rumore assordante di clacson. Il caos regna sovrano, l’immondizia e gli animali (mai viste tante mucche e cani in una volta) che vagano nel buio della notte, e non solo,  vi faranno compagnia. Varanasi (vecchia) non é l’India ma é quell’idea di India a cui ci piace pensare, fatta di santoni e spiritualità, di gente che prega e si immerge nelle acque del sacro Gange per motivi diversi, che si mette in fila per entrare in un tempio o per ricevere la benedizione di un bramino. É confusione, mercati pieni di ogni cosa ma anche, persone che trasportano, correndo in mezzo alla folla, un congiunto morto avvolto da stoffe arancioni, al ghat per farlo ardere su una pira.
Varanasi (vecchia) non é l’India ma forse, con le sue contraddizioni, é ancora la parte piú autentica di questo grande paese che sta cambiando.
Varanasi (nuova) é traffico impressionante di tutto ciò che si muove, un rumore che i decibel si spaventano, grandi magazzini e negozi dalle insegne sfolgoranti, in mezzo all’immancabile immondizia ed a qualche mucca che si é persa. É un’ India che cerca il futuro che per molti versi é ancora lontano.

Da due giorni a Calcutta, dove fervono i preparativi per il Durga Puja, festa in onore della dea Durga la dea- madre di carattere ambivalente, con 4 o piú braccia, che ha in sé entrambi i poteri di creazione e distruzione. Il caos regna sovrano, il traffico é come ogni mega città dove tutti si spostano con ogni mezzo. Camminare a piedi é impossibile, si rischia di essere travolti ad ogni passo. I semafori sono pochi e poco considerati. I vigli ti aiutano nello zizzagare tra auto e motorini. Non oso immaginare cosa succederà da domani, inizio dei festeggiamenti, e per i successivi 10 giorni. Calcutta é un immenso mercato. Non c’è marciapiede che non sia occupato da bancarelle di ogni genere. Si commercia ovunque. I mercati non si contano. L’ attivitá di scarico, carico e trasporto merci pare non finisca mai. Oggi al mercato dei fiori sono rimasta incredula difronte al commercio, quotidiano, di una marea di fiori e foglie solo a scopo religioso. Calcutta é  decadenza e frenesia. Tranne qualche grande hotel e alcuni centri commerciali il resto degli edifici é in pessime condizioni.Molti, bellissimi, palazzi ottocenteschi sono preda di muffe e alberi. Marciapiedi e strade sono….meglio dire non sono più.  Le persone/ famiglie che vivono sui marciapiedi lasciati liberi dai commercianti, non si contano. Non é una cittá facile ma le persone restano gentili e disponibili,come il ragazzo che oggi mi ha chiamato un taxi con la sua applicazione e poi, dopo mezz’ora ha chiamato l’autista per parlare con me e assicurarsi che non mi facesse pagare più di quello che indicava l’ app. nessun alterco per mancate precedenze o altro, anche se non si fanno problemi a passarti davanti quando sei in coda. Il fascino dell’India si é perso in mezzo alla globalizzazione e alla sovrapopolazione

Bhutan, Druk Yül, il paese del drago tonante! Nei 250$, richiesti al giorno è compreso tutto! Hotel 3* molto belli e puliti, 3 pasti al giorno, guida, auto con autista, ingressi a tutti i templi. Vi prendono e riportano in aeroporto. Poca autonomia nel muoversi, se non nelle due città principali e due passi intorno agli hotel, non non si può fare diversamente.
La visita al monastero di Taktsang ” il nido della tigre”. rivela un posto meraviglioso, incastonato tra le roccie a 3120 metri. Arrivarci con 900 metri di dislivello non é uno scherzo ma, come si dice in questi casi dimentichi delle imprecazioni lanciate durante il percorso, ne é valsa la pena. L’interno, composto da ben 5 meravigliosi templi pieni di ogni tipo di Buddha ed abitato da molti monaci, non é fotografabile. Sorry

Qualche curiositá sul Bhutan

La religione ha una grande importanza per questo paese ed i monaci sono molto numerosi.
Io non mi sono fatta mancare nemmeno qui una benedizione tradizionale, bevendo l’acqua santa, di colore giallo e di gusto mentolato e facendo i tre giri di rito intorno ad uno Stupa.

Il divieto di fumo vige praticamente ovunque,le sigarette fanno male e non si vendono. Non ci sono sacchetti di plastica, ma buste di tessuto non tessuto. non ci sono nemmeno cartelli pubblicitari, aparte quelli solo di alcuni film.
Non ci sono semafori da nessuna parte. Se attraversate sulle strisce….si fermano tutti per farvi passare.
L’interno dei templi non é mai fotografabile, un vero peccato, ci sono statue e dipinti meravigliosi.

Hanno introdotto la televisione solo nel 1999 ma il wifi, negli hotel funziona benissimo.Le nuove costruzioni devono rispettare l’architettura tradizionale, non esistono palazzi con più di 5 piani.
I famosi peperoncini, componente di molti piatti tipici tra cui quello a base si formaggio e peperoncino, non sono poi così piccanti, detto da me che non li amo.
Il formaggio di Yak, stagionato e venduto a pezzi infilati in una corda a mó di collana, é tutto subito immasticabile ma se lasciato ad ammorbidirsi in bocca, si rivela deliziosamente dolce, simil capra. Una vera chicca.
Interessante il the con burro salato, a cui si aggiungie riso soffiato. Si beve e mangia insieme.

Ho provato pure il bagno con le pietre roventi, qui molto in uso. Acqua fatta bollire con varie erbe e mantenuta calda da pietre roventi poste in vano vicino alla tinozza, per mantenerla calda. All’inizio ti senti bollito, poi stai bene 😄
Un uomo puó avere fino a 4 mogli, legalmente, ma visto che l’attuale re ne ha, al momento, una non sarebbe carino avere più mogli del re. Il re precedente però ne ha avute quattro.
In Bhutan si viaggia a sinistra come in india.
A 1500 mt crescono banane e fichi d’india.
Il pene riveste una grande importanzain Bhutan grazie al monaco, soprannominato “il divino pazzo”, che fece uscire dagli schemi il buddismo classico professando una disciplia che vedeva nell’alcol e nel sesso un modo per rompere gli schemi sociali che non permettevano la piena realizzazione del proprio sé. In tutto il paese i falli, simbolo di fertilità e protezione contro il male, sono dipinti sulle facciate delle case insieme agli altri simboli sacri, come il drago, il leone o garuda.
I bhutanesi prediligono ancora i loro abiti tradizionali il gho, da uomo, tunica molto ampia di tessuto tradizionale che arriva al ginocchio, con fascia in vita che consente di creare due pieghe sul dietro e di sbuffare tutto intorno alla vita in modo da formare una sacca che contiene gli oggetti personali. Le maniche sono lungje e vengono risvoltate in modo da rendere visibile l’interno bianco. La kira, abito femminile, gonna lunga fino ai piedi, di tessuto tradizionale che fa quasi due giri intorno alla vita, stretta da fascia. Sopra un giacchino corto, in seta, con maniche di media ampiezza, chiuso da una spilla. Come ornamento una fascia, di colore e fantasia diversa, gettata sulla spalla.