_il-miniaturistaIn un giorno d’autunno del 1686, la diciottenne Petronella Oortman bussa alla porta di una casa nel quartiere più benestante di Amsterdam. È arrivata dalla campagna con il suo pappagallo Peebo, per iniziare una nuova vita come moglie dell’illustre mercante Johannes Brandt. Ma invece del consorte trova la sua indisponente sorella, Marin Brandt; e anche quando Johannes torna da uno dei suoi viaggi, evita accuratamente di dormire con Nella, e anche solo di sfiorarla. L’unica attenzione che Johannes riserva a Nella è uno strano dono, la miniatura della loro casa e l’invito ad arredarla. Nella non si perde d’animo e si rivolge all’unico miniaturista che trova ad Amsterdam. Nella rimane affascinata da questa enigmatica figura con cui mantiene un dialogo sempre più fitto, senza parole, ma attraverso piccoli, straordinari manufatti che raccontano i misteri di casa Brandt.

Ammetto che ho letto questo romanzo, di cui avevo letto critiche entusiastiche, in pochi giorni. Fin oltre la metà mi ha anche appasionato molto poi ho avuto una battuta d’arresto, ho anche pensato di non terminarlo, perchè la passione si è trasformata in noia.

L’ambientazione è  affascinante: la Amsterdam del 1600 con tutte le sue contraddizioni e i suoi lati oscuri, il commercio, le colonie, la chiesa. Quello che mi ha lasciato perplessa è proprio il personaggio del miniaturista, che rimane troppo sullo sfondo, troppo poco definito ed enigmatico, visto che dovrebbe essere il fulcro del del libro. Rimangono un’infinità di domande senza risposta, lasciando un senso di sospensione e incompiutezza. Forse l’autrice ha già in mente un seguito? Non lo consiglio

Una boccetta di profumo Habanita, una bottiglia di Evian da mezzo litro, un fermaglio per capelli con un fiore di stoffa azzurro, una ricetta strappata da qualche rivista, tre sassolini colorati, quattro vecchie fotografie, un romanzo di Patrick Modiano… Quante cose possono stare nella borsa di una donna? Quanti sogni, desideri e paure può svelare il suo taccuino? Il contenuto di una borsa ritrovata può raccontare tutta una vita a chi sa ascoltare.

Questo libro di  Antoine Laurain è un romanzo romantico molto estivo, delicato,  breve, semplice, molto francese, molto piacevole.

Ho iniziato a ballare Tango per caso. ho acquistato un coupon e per pochi euro, mi sono ritrovata un carnet di 8 lezioni che mi hanno proiettata in un mondo, a me, completamente sconosciuto. Un mondo fatto di musica d’altri tempi, luci basse, scarpe con tacco alto, rigorosamente a spillo, abiti con spacchi e decoltè, uomini eleganti e sguardi ammiccanti .

Il primo impatto è stato di di curiosità, perplessità e dubbi. Col tempo la prima è stata appagata, gli altri due, invece, permangono!

Il Tango, la maiuscola è per il rispetto dovuto a questo ballo che non è solo un ballo ma è una parte della storia degli emigrati italiani e non in Argentina, un modo di sentire e vivere le cose, è un ballo difficile. E’ difficile affidarsi ad un altra persona, che spesso non conosci, e farsi guidare da lei camminando all’indietro. Non è istintvo lasciarsi andare in un abbraccio, entrare in sincronia/connessione con l’altro e capire quali passi vuole farti eseguire. Non è così immediato fare tutto questo rispettando la musica. A tutto ciò si aggiunge anche che i passi del tango sono tutt’altro che semplici.

un divano, un bel libro, musica soft jazz in sottofondo, una birra gelata…..serata meravigliosa! a volte basta poco.

l’alternativa era andare in milonga, all’aperto a patire il freddo, aspettando la “grazia” di un ballerino per ballare una tanda, cosa non del tutto scontata! no grazie

(ps. pensieri contorti sul mio, altrettanto contorto rapporto conl Tango)