Mali

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Mali 08/09

La terra dei Dogon – 20 dicembre 2008 09 gennaio 2009

Anche questo viaggio, come quello dello scorso anno in Camerun, lo abbiamo organizzato con l’aiuto di un amico che, per lavoro, ha dei contatti sul posto. Sicuramente una chance in più e qualche stress in meno.

20-12

Inizio viaggio con volo Air France Torino Parigi Bamako. Tutto in orario arrivo a Bamako alle 21.50. Perso parecchio tempo tra compilazione scheda d’ingresso, recupero bagagli e dogana in uscita. Purtroppo non troviamo la persona che avrebbe dovuto venire a prenderci per accompagnarci a casa di Pina, una signoria italiana che vive a Bamako da alcuni anni. Non ci perdiamo d’animo, veniamo circondati da ragazzi che ci vogliono aiutare, appena spiegata la situazione uno di loro ci consiglia di andare in un albergo e di dormirci sopra che sicuramente il giorno le cose si sarebbero aggiustate. Cambiamo pochi euro, il cambio medio è di 650 Cfa per 1 euro e con un taxi, 6.000.Cfa, ci facciamo accompagnare in un hotel vicino alla stazione dei bus, l’ Hotel Le Naboun 15.000 Cfa, stanza con 2 letti, televisore e bagno con acqua calda.

21-12

Al mattino contattiamo Pina, che la sera prima aveva il cellulare spento e con un taxi arriviamo a casa sua, dove lasciamo alcune cose che serviranno solo x il ritorno ed alcuni regali x lei. È una persona molto dinamica ha un’attività di artigianato, crea borse con le stuoie di plastica che vengono utilizzate per ricoprire i pavimenti di terra delle case che cerca di vendere anche in Europa. Prendiamo accordi per tornare a trovarla al ritorno e partiamo per Segou, dove ci aspetta Baba, un altro contatto. Il bus della Somatra parte verso le 12 ed arriva a Segou alle16.30. 3.000 Cfa. La strada è buona, una lunga striscia di asfalto con a lato tanta terra rossa. Intorno la savana con i suoi alberi di acacia e sterpaglia. Fa caldo e spesso, nei sorpassi il bus alza nuvole i polvere rossa. Durante le frequenti soste venditori i ogni sorta di cibo, dalle banane ai dolci, dalle uova sode alle arachidi, salgono a vendere le loro cose. Non ci si annoia mai durante un viaggio in bus. Arrivati a Segou chiamiamo Baba che in pochi minuti viene a prenderci con la sua vecchia Peugeot e, dopo le presentazioni di rito, ci porta al suo negozio. Qui ci presenta tutti i suoi amici venditori, guarda con simpatia le cose che il nostro amico italiano gli ha mandato e si mette a nostra disposizione. Cerchiamo insieme un hotel, dopo averne visti un paio prendiamo una stanza al “Soleil du Minuit” x 2 notti a 28.000 Cfa, la stanza è grande con bagno, ventilatore e zanzariera. Facciamo un giro x la città che trovo subito molto rilassante con un bel lungo fiume, il Niger, strade larghe di terra battuta, una gran calma. Rimango affascinata da questo posto visto nella luce del tramonto. Ceniamo da soli al risrorante Le Berger, 5.000 Cfa x 2 piatti 1 di pesce e 1 di carne e 1 birra. Il nescafè lo beviamo a Le Golf famoso per le sue serate di musica, dal vivo ed i jembè con i balafon non si fanno attendere, così entriamo in contatto con la musica maliana.

22-12

Oggi, lunedì, è giorno di mercato il lungo fiume e tutte le vie intorno sono invase da ogni tipo di mercanzia. Girovaghiamo facendo qualche acquisto, un anguria, dei piattini di alluminio ed altre cianfrusaglie veniamo adottati da alcuni bambini che ci insegnano qualche parola di bambarà, il dialetto di questa zona del Mali. Pranziamo con Baba. Per 500 Cfa a testa ci viene offerto un bel piatto di riso con un sugo di pomodoro e verdure. Ottimo! Dopo Baba ci porta ad una fabbrica di Bogolan, tipici tessuti di questa zona fatti di cotone grezzo dipinti con colori naturali e terra che rappresentano simboli Bambarà e Dogon. In seguito ci rechiamo a Segou Koro, la vecchia Segou, dove il nostro amico italiano ha fatto arrivare dei fondi x costruire un piccolo ospedale, di cui fotografiamo lo stato dei lavori x documentarlo, prima però dobbiamo passare a rendere omaggio al capo villaggio, un bel signore alto e distino nel suo abito bianco, per farci dare l’autorizzazione a visitare la città e paghiamo la tassa 2.500 Cfa. Segou Koro è fatta tutta di argilla rossa e le sue 2 piccole moschee hanno delle travi di legno infilate nella cupola x consentire la manutenzione e la risabbiatura annuale. Il pomeriggio trascorre pigro sul lungo fiume e alla bouvette dell’atelier di artigianato a guardare il Niger. Cena a Le Golf 8.100 Cfa 2 zuppe 1 pollo con patate, 1 birra 2 nescafè.

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Ore 8.00 Baba viene a prenderci per accompagnarci alla stazione dei bus x Mopti. Chiama l’amico Cissè, che ci ospiterà a Mopti, x informarlo che stiamo partendo. In realtà partiamo alle 9.30, ma questo ritardo è normale in Africa, 5.000 Cfa il costo del biglietto. Viaggio devastante! Il bus si ferma spesso ed alle 16.40 circa si guasta. Restiamo fermi per un’ora e mezza in mezzo al nulla aspettando che gli aiutanti dell’autista cambino una cinghia e rintraccino una batteria per farci ripartire. Si riparte ma, un’ora dopo, siamo di nuovo fermi ma, per fortuna, all’ingresso della città di Sevarè, che dista solo 12 km. da Mopti ed è la città dove è situata la stazione dei bus. Chiamiamo il nostro contatto a Mopti chiedendo di venirci a recuperare ma la cosa si rivela più complicata del previsto. Accettiamo così un passaggio da dei ragazzi francesi conosciuti sul bus. Arriviamo così ad un hotel di Sevarè e riceviamo una telefonata dal nostro contatto che ci dice che sta arrivando. Questa volta offriamo noi un passaggio ad una coppia di francesi con l’auto del nostro nuovo amico. Nel tragitto decidiamo di aggregarci a loro nell’escursione ai paesi Dogon che loro hanno previsto per l’ indomani. Li lasciamo al loro albergo che sono già le 22 ma la nostra serata non è ancora finita. Infatti il nostro contatto non guida e non parla molto francese e si è fatto accompagnare da un autista e da un altra persona che non ci piace per niente. Cerchiamo di farci accompagnare in un hotel, anche se ci viene detto che ci è stata preparata una casa vuota, tutta x noi e anche la cena! Non vogliamo accettare ma dopo aver visitato 2 alberghi, pieni, ringraziamo ed accettiamo , anche perchè siamo stanchi ed affamati. La casa è in costruzione e la stanza a noi riservata ha due materassi bassi coperti da un lenzuolo buttati per terra. Il bagno è una turca e per lavarci dobbiamo usare il rubinetto posto al centro del cortile dove c’è solo acqua fredda. La cena, che apprezziamo, è a base di pesce, fritto e al sugo, con del pane. Mangiamo velocemente poi chiamiamo i nostri nuovi amici a cui raccontiamo la situazione piuttosto assurda in cui siamo capitati, tra il deprimente ed il divertente e ci mettiamo d’accordo per il giorno successivo.

24-12

Alle 7 veniamo svegliati dal padrone di casa che ci vuole già accompagnare dai nostri amici. È presto così andiamo a fare colazione in una panetteria/pasticceria famosa di Mopti la pasticceria Dogon, che è lì vicino. Poi recuperiamo gli amici e partiamo per Bandiagara, capitale dei paese Dogon. Ci viene presentato Luc, che sarà la nostra guida e l’autista. Durante il viaggio, stipati in 4 sul sedile posteriore di un pickup, facciamo meglio conoscenza con i 2 francesi che scopriamo essere biologi ricercatori in Mali per delle ricerche sulla malaria. A Bandiagarà recuperiamo un altra guida e decidiamo di visitare i villaggi Dogon che si trovano a sud ed in particolare Teli Il panorama è molto bello, roccia lavica e alberi di baobab. La strada un po’ in terra battuta un po’ lastricata è ben tenuta. Il paesaggio è lunare. Il vecchio villaggio di Teli è costruito a ridosso della montagna, in molti casi le abitazioni sorgono sulle pietre. I precedenti abitanti, i Tellem, vivevano ancor più abbarbicati e incastrati nella montagna, chissà perché……le loro abitazioni si possono solo vedere dal basso sono praticamente irraggiungibili! Pranzo a base di riso e salsa cipolle e pomodoro, con qualche pezzo i carne, piatto tipico del paese, in una caa Dogon risistemata per accogliere i turisti. Rientriamo passando per Djiguibombo, il villaggio della nostra guida. Noi decidiamo di restare a Bandiagara,mentre i nostri amici rientreranno a Mopti, e concordiamo un itinerario per visitare altri paesi Dogon con Luc la nostra guida. Ci facciamo lasciare all’hotel Kansaye, spartano con bagni in comune ma con una simpatica l’atmosfera un po’ hippy. 8.000 Cfa a notte, senza asciugamani né acqua calda ovviamente. Contrattiamo il prezzo del trekking con Luc, ed alla fine spuntiamo 20.000 Cfa al giorno a testa comprensivo di trasporto fino a Sangha, 2 pernottamenti, 3 pasti al giorno gli eventuali costi per entrare nei villaggi e il trasporto in auto, alla fine dei 3 giorni di trekking, da Dourou fino a Bandiagara, il tutto rigorosamente messo x iscritto e firmato da entrambe le parti per evitare che la guida cambi idea e pretenda poi un prezzo superiore. Cosa tutt’altro che inusuale in Mali Partenza concordata per il giorno di Santo Stefano.

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Luc , come da accordi, ci viene a chiamare per portaeci alla missione cattolica per assistere alla messa di Natale. La cerimonia si svolge in Dogon, Bambara e francese accompagnata da conti e suoni di tamburo. Molto emozionante. Alla fine della cerimonia andiamo a conoscere il padre francese che ha concelebrato la messa. Qui riusciamo anche a cambiare degli euro al cambio ufficiale. A sorpresa Luc ci invita a pranzo. Prima a casa di un suo amico, che, stranamente, non c’è ma ha fatto preparare da mangiare per il gruppo di amici di cui è il capo, paese che vai….e poi a casa sua. A casa del suo amico ci troviamo un attimo in imbarazzo quando capiamo che dovremmo mangiare tutti insieme, con le mani, dalla stessa pentola il riso col sugo. Vedere quelle persone prendere il riso con le dita e passare la lingua sul palmo della mano, per non prendere nemmeno un chicco e poi rimetterla nella pentola ci aveva fatto passare la fame. Per fortuna Luc capisce la situazione e ci fa portare un piatto e 2 cucchiai, così riusciamo anche noi a mangiare qualcosa. Poco dopo ci invita a casa sua dove il pranzo consiste nello stesso tipo di cibo ed è stato preparato solo per noi 3, le donne pranzano raramente con gli ospiti, ma, per fortuna, ci sono piatti e posate. Dopo questo doppio pranzo di Natale andiamo a riposarci. Nel pomeriggio Luc torna a cercarci, la comunità cattolica prosegue i festeggiamenti del Natale nella piazza del paese con canti e danze della tradizione Dogon. La cosa è molto simpatica c’è parecchia gente e sono tutti molto coinvolti e divertiti. Ceniamo al ristorante La Fayda filetto di pesce capitano con patate fritte x 3.500 Cfa. Dato che in questi ristorantini nulla è pronto ma viene cucinato al momento, pollo arrosto compreso, non bisogna arrivare troppo affamati perché le attese possono essere lunghe.

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Si parte alle 8, con una Mercedes scassata direzione Sangha la strada è più sconnessa di quella del giorno prima ma decorosa. Inaspettatamente incontriamo dei campi coltivati, scopriremo poi essere cipolle immancabili da queste parti, il loro bel colore verde ben contrasta con il rosso della terra circostante. Dopo un paio d’ore siamo a destinazione. Lasciamo l’auto e iniziamo il nostro trekking infilandoci sotto una enorme pietra che funge da riparo e ci porta all’inizio del sentiero che discende la falesia. Definirlo sentiero è un po’ eccessivo si tratta, infatti, di una discesa molto ripida in mezzo alle rocce per arrivare al fondo della falesia, qui si trova la pista di sabbia, a volte battuta, che porta a tutti i villaggi Dogon. Il caldo inizia a farsi sentire, saremo sui 35° circa. Nello spostarci, per far passare un fuoristrada, Savio riconosce l’autista e lui Savio. È Adhà il nostro autista nel viaggio in Burkina Faso! Abbracci e pacche sulle spalle sono d’obbligo. Adhà racconta a Savio di averlo sognato solo qualche giorno prima. Incredibile! Dopo questo sorprendente incontro visitiamo il primo villaggio Dogon inerpicandoci su per la montagna, e qui iniziamo a sentire i primi saluti Dogon che sono una litania di : come stai, bene, a casa? Bene, i figli? Bene, il lavoro? bene etc, etc.così per qualche minuto, tutte le volte che si incontra qualcuno bisogna sottostare a questa forma rituale non ci si può sottrarre. Dopo un pò ci si fa l’abitudine e anche noi iniziamo a rispondere con una sfilza di seyo, che vuol dire bene, a tutti quelli che ci salutano. Questo primo villaggio è costruito in una posizione incredibile, è sulle rocce e domina la pianura. In alto sotto il costone della falesia le antiche abitazioni dei Telllem sembrano tante piccionaie o punti di osservazione. Sono pressochè inaccessibili se non scalando la ripida montagna con delle corde. Chissà perché avevano deciso di vivere lassù……Pranziamo in uno dei tanti rifugi- ostelli per turisti che si trovano lungo la strada. Dopo il pranzo, spaghetti e salsa cipolle e pomodoro, un po’ relax, visto che fa parecchio caldo, poi si riparte x un altro villaggio, Telleri, che raggiungiamo dopo 7 km. Lo visitiamo e ci fermiamo a dormire all’hotel De Femme, un posto molto ben attrezzato che accoglie una cinquantina i persone. Noi preferiamo dormire in una stanza piuttosto che sul tetto, come molti usano fare qui. L’escursione termica tra il giorno e la notte è notevole e noi non abbiamo sufficienti coperte per ripararci e siamo pure raffreddati per passare la notte sotto le stelle.

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Colazione a base di frittelle passate nello zucchero, bignet, e thè è un ottimo inizio. Partiamo per il prossimo villaggio che raggiungiamo dopo 4 km. Solito inerpicamento per visitarlo e soliti scambi di saluti. Sosta per il pranzo, riposino e ripartenza. Dopo 2, 5 km arriviamo in un villaggio dove sta iniziando una festa con le famose maschere Dogon. Ci fermiamo per assistere a questo spettacolo imprevisto ma molto ben accetto. La musica e le danze si protraggono per un paio d’ore e coinvolgono un sacco di persone. Ci fermiamo quindi in questo villaggio per la notte in una struttura molto basic. Infatti ci sistemiamo in una casa con pavimento in sabbia su cui vengono buttati 2 materassi e una zanzariera viene posizionata sopra per precauzione. Ceniamo con del riso e la solita salsa di pomodoro con pollo. Io assaggio un piatto locale, dalla nostra guida, a base di farina di miglio e una salsa verde dalla consistenza bavosa, fatta col frutto del baobab. Il sapore mi diventa difficile da spiegare ma……lo potrei definire Tremendo!

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Ultimo giorno di passeggiata, risaliamo la falesia attraverso un sentiero stretto fatto solo di sassi, piuttosto faticoso. La bellezza del paesaggio che ammiriamo alla fine però ci ripaga della fatica fatta. Ultima sosta per il pranzo e poi si ritorna a Bandiagara. Da qui, decidiamo di proseguire per Mopti in modo da guadagnare tempo. Ma, il tempo in Africa, è un concetto astratto e infatti aspettiamo circa un paio d’ore prima di trovare un banchè, un taxi collettivo, che ci porti a Mopti, dove arriviamo che è già buio. Cerchiamo alloggio all’hotel Via Via, che si trova a fianco della gare routiere di Sevarè. Purtoppo non c’è posto, è domenica e scopriamo che è il giorno in cui arriva il volo charter dalla Francia. Il direttore dell’hotel è gentile e dopo aver provato a trovarci una sistemazione telefonicamente ci mete a disposizione un’auto con autista per trovare una stanza. Proviamo in diversi posti ed in uno di questi conosciamo Sarif un maliano che è vissuto 15 anni in Italia e che tornando in Africa ha aperto un piccolo hotel a gestione familiare, la Chambre d’Hotes Idansee. Anche lui non ha posto ed è molto dispiaciuto di questo, tanto di invitarci per un caffè la mattina dopo. Troviamo, per fortuna, posto alla Missione cattolica San Giovanni Bosco. Una bella stanza ampia con bagno e prima colazione a 14.000 Cfa. È tardi e qui non c’è ristorante e nemmeno nei pressi ma la fortuna ci assiste, un ragazzo conosciuto da poco ci offre gli “avanzi” del pranzo di nozze a cui ha partecipato, dell’ottimo montone in umido e baguette a volontà!

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Dopo essere passati dal simpatico Sarf, con cui chiacchieriamo amabilmente un’oretta, partiamo per Mopti. Il bachè costa 500 Cfa chiamiamo quindi il nostro amico Baharè, figlio di Cissè quello che ci aveva messo a disposizione casa, che ci fa da guida per la sua città facendoci vedere il suggestivo porto di pinasse, le imbarcazioni che solcano il Niger, la moschea, il mercato dell’artigianato, dove troviamo il suo simpatico padre, e il mercato alimentare gestito dalle donne. Prima di rientrare alla missione, prenotiamo due posti su un 4×4 per Timbouctou per il giorno dopo. La base di partenza è a fianco della stazione di polizia, i posti migliori costano 15.000 Cfa e la durata del viaggio dovrebbe essere di 9 ore! Appuntamento x il giorno dopo alle 9, con partenza prevista alle 10.

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Con i soliti contrattempi del caso arriviamo alla partenza del 4×4 in orario, a noi si unisce Michele un ragazzo italiano che vive a Lisbona, conosciuto alla Missione. A causa delle solite lentezze africane, però, non partiamo prima di mezzogiorno e dobbiamo pure pagare altri 1.000 Cfa a bagaglio. Questi contrattempi, prezzi poco chiari, costi aggiuntivi che spuntano all’ultimo momento fanno parte del quotidiano di chi vuol viaggiare in Mali, la cosa, da spesso adito a discussioni non è molto piacevole anzi, è logorante. Alla fine sulla macchina siamo in 12, noi davanti stiamo comodi gli altri molto meno. La strada è asfaltata fino a Douetza poi inizia la pista di terra rossa. Il paesaggio desertico, seppur monotono è affascinante ed ha un picco di vera bellezza nei pressi di Douetza dove si staglia un bel massiccio montuoso che ricorda il deserto americano. A causa del ritardo accumulato arriviamo al punto del traghetto per Koirumè, il porto di Tinbouctou, che la chiatta non ha altri passeggeri se non noi del 4×4 e così l’autista ci chiede altri 1.000 Cfa a testa per non farci passare la notte da quella parte del Niger. Altra discussione che porta solo a farci sborsare altri soldi. Finalmente, dopo 20 minuti di traversata e 18 km di strada arriviamo a Tinbouctou. Qui un tipo con una bella auto dice di essere amico del proprietario del’hotel dove ho prenotato e ci accompagna. ” L’hotel camping de la paix” già “Sahara passion” è fuori dal centro alle porte del deserto, decisamente un tugurio checchè ne dicano le guide. Il prezzo concordato al telefono era di 17.500 Cfa a notte la stanza doppia con bagno. Anche qui, visto lo squallore della minuscola stanza e dello stato del bagno, scatta la contrattazione che porta la cifra a 25.000 Cfa per 2 notti e una secchiata d’acqua calda per lavarci i capelli, ormai rossi di sabbia. La nota positiva è il simpatico bar ristorante Aminah a 2 passi dove mangiamo bene godendoci la vista de deserto per 2.000 Cfa a testa.

31-12

Ci alziamo presto perché vogliamo vedere la città ed organizzare il ritorno in pinasse il giorno dopo. Scopriamo però che Timboctou non è molto mattiniera, infatti alle 8 del mattino c’è ancora poca gente in giro. Così andiamo a far colazione alla centrale pasticceria al Hayad dove iniziamo la giornata con un ottima omelette nature, anche se ha le cipolle, e un bel nescafè x 1250 Cfa. La città nel frattempo ha iniziato a svegliarsi, iniziano i commerci al mercato e noi, nel nostro girovagare, cominciamo a chiedere in giro se il giorno dopo partirà qualche pinasse. Le notizie sono discordanti, soprattutto sui prezzi e così chiediamo anche gli orari di partenza dei 4×4. Non possiamo rimanere bloccati qui. Finalmente un ragazzo ci dice di sapere per certo che il giorno dopo partirà una pinasse commerciale, anche se prova a tentarci con l’offerta di una pinasse privata tutta per noi il prezzo è talmente alto che rifiutiamo subito. Contrattiamo a lungo e stabiliamo il prezzo di 20.000 Cfa a testa, + 5.000 x il cibo, sempre a testa. Si decide che Michele andrà con lui fino al porto in moto per vedere la barca e parlare col comandante, noi rientriamo all’hotel. Al suo ritorno Michele ci parla di una grande imbarcazione vuota che partirà effettivamente il giorno dopo, siamo un po’ perplessi sul costo ma poi decidiamo che va bene e mettiamo per iscritto anche questo contratto che facciamo firmare al ragazzo con l’intesa di vederci il giorno dopo alle 12. Andiamo a pranzo e chiacchieriamo fino a che il caldo non si attenua un po’ poi facciamo 4 passi nel deserto circostante. Lo spettacolo dei villaggetti prima e delle dune poi è suggestivo. Troviamo una duna più alta delle altre e ci sediamo ad aspettare il tramonto. Un vecchio Tuareg ci viene a fare visita e ci racconta un po’ della sua vita di cammelliere e trasportatore di sale, dalle miniere di Taudanè a Timbouctou. Dopo il bellissimo tramonto torniamo in albergo per “prepararci” per la cena di capodanno. Decidiamo di andare a cena in un ristorante che si trova al mercato piccolo il” Poulet d’or”, segnalato dalla guida, ci sono in effetti altri turisti, i tempi di attesa sono lunghi perché il pollo richiesto è preparato al momento. A parte il pane arabo al gusto di petrolio, che mandiamo indietro e che viene sostituito con una baguette, il resto, la zuppa, la carne, il pollo non sono male. Spendiamo 5.000 Cfa a testa ma rimpiangiamo di non essere andati al solito posto, vicino all’hotel, dove però andiamo a prendere il caffè ed ad aspettare l’arrivo del nuovo anno. La passeggiata nella città poco illuminata e con le strade fatte di sabbia ha il suo fascino e la facciamo senza fretta. Al bar Amanah c’è un sacco di gente, turisti ma anche molti locali. Chiacchieriamo piacevolmente fino a mezzanotte, guardando anche il via vai di persone, vestite a festa, ci scambiamo gli auguri di rito e andiamo a dormire. In città nessun botto o altre manifestazioni di tipo occidentale fanno capire che è iniziato un nuovo anno.

01-01-09

Dopo l’omelette di inizio d’anno andiamo al mercato per comprare qualche pomodoro, banane, pane, formaggini, acqua da portarci in viaggio. Non abbiamo molta fiducia nel cibo che ci verrà offerto sulla pinasse. Alle 12, stranamente in orario, arriva l’intermediario con il responsabile della barca. Qualche discussione sul mezzo ed il prezzo per l’auto che ci deve portare al porto ma poi tutto si risolve e finalmente si parte per Koirumè. Alla vista della pinasse carica di lastre di sale siamo assaliti da molti dubbi e domande, tra cui “ma perché ci andiamo sempre a cacciare in queste situazioni?” a bordo della barca, che è uno scafo diviso da dei tronchi, cerchiamo di sistemare le nostre cose. Certo che dormire sopra le lastre di sale messe di taglio nello scafo non sarà facile. Le donne della barca, dalla loro cucina fatta di fornelli a carbone e pentoloni di alluminio, ci guardano divertite. Ci viene offerta una stuoia e un materasso con una coperta x 10.000 Cfa, si inizia a discutere mentre il giaciglio viene preparato. Prendo i tappetini che mi sono portata da casa e li metto sulla coperta e provo quello che sarà il mio letto per 2 notti. Lo trovo meno peggio del previsto. Ci accordiamo infine per 2.000 Cfa mentre penso a come fare la pipì in un posto come questo dove la parola bagno non ha significato. Il buio arriva presto e con lui la nostra prima cena in pinasse. Quando arriva il catino con il riso ci guardiamo tutti e tre tra lo stupito e il “dovevamo immaginarlo”. le posate non ci sono, ma questo è il meno, e ci aggiustiamo con le nostre. Nel riso troviamo tracce di pesce secco, ne mangiamo un po’ poi preferiamo farci un bel panino al pomodoro o al formaggino e una banana, poi ci mettiamo a dormire. Dopo alcune ore veniamo svegliati. La barca si è fermata a caricare dei sacchi di riso che devono essere messi sulle lastre di sale e quindi ci fanno spostare e ci risistemano il giaciglio sui sacchi. Mi ci vuole un pò prima di abituarmi alla nuova posizione non propriamente orizzontale, ma a dorso di mulo, ma la stanchezza ha il sopravvento.

02-01

Sulla barca ci si sveglia presto, durante la notte ho avuto freddo, nonostante il sacco lenzuolo di seta dentro quello di cotone e l’endigon, coperta in cotone spesso Dogon, ho dovuto recuperare il pile dallo zaino. Faccio la pipì nella mezza bottiglia tagliata la sera prima nascosta dalla coperta e poi butto nel fiume, non è esaltante ma qui non si può fare di meglio. Arriva la nostra colazione, una bacinella di riso, come la sera prima. I mie compagni di viaggio ne mangiano un po’ io preferisco un panino con la marmellata! La giornata prosegue lenta tra chiacchiere tra di noi, perché sembra che nessuno a bordo conosca il francese, mentre guardiamo il panorama che il fiume Niger ci offre e qualche sonnellino. Quello che ci circonda è una grande distesa d’acqua su cui si affacciano poveri villaggi di pescatori fatti di fango e paglia. Penso però che non riusciamo ad apprezzare a pieno quello che ci circonda a causa della situazione di scomodità e disagio che la pinasse ci crea. Alla fine della giornata il nostro desiderio più grande è che la notte passi rapidamente visto che l’arrivo a Mopti è previsto per le 7 del mattino dopo. Verso le 17 ci fermiamo ad un villaggio senza un apparente motivo e siamo subito circondati da piroghe piene di giovani ragazze che ci offrono del pesce fritto. Molto contenti della cosa cerchiamo quelli più caldi, contrattiamo il prezzo, 600 Cfa l’uno e li mangiamo con gusto con le mani. Ma non siamo gli unici ad approfittare della situazione evidentemente anche gli altri ospiti della barca sono stanchi di riso ed approfittano dell’occasione. La cena, il solito riso giallognolo lo regaliamo ad uno dei ragazzi che dorme vicino a noi, preferiamo un panino con i nostri pomodori e i formaggini.

03-01

E finalmente arriviamo a Mopti! È presto e il porto è ancora addormentato ma questa calma, apparente, lo rende molto suggestivo. Anche lo scendere a terra non è immediato a causa di un ancoraggio fatto male. Troviamo subito rifugio in un bar non ancora aperto dove lasciamo i bagagli e ci diamo una sommaria lavata poi, in attesa che arrivi qualcuno a prepararci un caffè, facciamo un giro per la zona del porto che lentamente si sta preparando per una nuova giornata. Dopo colazione ci dirigiamo verso il negozio del nostro amico Cissè al mercato artigianale. Qui chiacchieriamo piacevolmente con lui e i suoi figli compriamo delle collane ed alcuni monili ci vengono regalati. Il tempo passa in modo molto africano, tranquillamente senza far niente. Salutiamo definitivamente i nostri amici e dopo una sosta per un omelette e per recuperare i bagagli ci mettiamo in paziente attesa del bus della Bani transport che parte direttamente da Mopti, anziché da Sevarè, per Segou. Noi ci fermeremo al carrefour per Djennè invece Michele proseguirà per Segou. Come sempre il viaggio è pieno di intoppi e riusciamo ad arrivare al carrefour che il sole sta tramontando. Prendiamo al volo un bachè per Djenne, poco più che un carretto motorizzato, fa freddo e non abbiamo le maglie a portata di mano. Arriviamo a Djennè dopo quasi un’ora, passaggio sul traghetto con guado a piedi nudi, compreso. La città è meno illuminata di altre e grazie ad una guida arriviamo all’hotel che ci interessa. L’hotel Tapama è in stile marocchino ed ha un bel cortile con un grande albero quasi nel mezzo ma le stanze lasciano a desiderare come lenzuola, federe ed asciugamani che sembrano non essere stati lavati da tempo. Per fortuna abbiamo i nostri. Tra l’altro, a prescindere dalla pulizia della biancheria, è pratica comune mettere un solo lenzuolo nei letti cosa che non è sufficiente, dato che di notte fa fresco, quindi è opportuno avere con se un sacco lenzuolo o un sacco a pelo leggero. L’acqua calda è un sogno quasi ovunque. In ogni caso ci sistemiamo e, nonostante siano ormai le 21.30 riusciamo anche a farci preparare la cena. Scambiamo anche qualche idea col ragazzo che gestisce l’hotel sui costi piuttosto elevati del turismo in Mali, in proporzione ai servizi offerti. Lui tenta di giustificare la cosa affermando che essendo quasi l’unica fonte di reddito del paese molti cercano di trarne beneficio offrendosi come guide e chiedendo cifre alte perchè pensano che i turisti possano permetterselo. Il fatto è che molte di queste guide parlano a mala pena il francese e non sono in grado di fornire molte informazioni. E’ chiaro che per i maliani tutti gli stranieri sono dei ricconi da spennare!

04-01

Ed infatti il mattino dopo arriva una di queste guide che ci chiede 3500 Cfa a testa pe accompagnarci a vedere la città ed altrettanti per il giro dei villaggi vicini. Trattiamo un bel po’ prima di arrivare alla cifra totale di 6000 Cfa per tutto il giorno. Però il ragazzo non è contento dell’affare e con una scusa ci “vende” ad un’altra guida che parla poco francese e non vede l’ora di liberarsi di noi xper potersi ascoltare il suo rap maliano dal suo telefonino di cui è molto orgoglioso. Riusciamo, comunque a vedere i villaggi Peul e Bozo che sono poco distanti da Djennè e la città, con i nostri tempi. Nel pomeriggio ci liberiamo di lui o e continuiamo la visita da soli. Djennè non è male ha delle belle case in stile marocchino e la piazzetta dove sorge la casa del capo villaggio è molto carina. La moschea è famosa ed è patrimonio dell’umanità e non è vero, come dicono i cartelli all’esterno, che è vietato l’ingresso ai non mussulmani, pagando 5000 Cfa si può entrare sans probleme!

Ceniamo discretamente al Kita Korou.

05-01

Il lunedì è giorno di mercato a Djennè ed infatti ieri sera sono arrivati molti turisti, ma anche qui le cose iniziano tardi. Alle 10 c’è ancora qualcuno che deve sistemare le sue mercanzie. Ci divertiamo a vedere la “costruzione” di questo mercato che si anima e congestiona intorno a mezzogiorno, quando il caldo inizia a farsi sentire. Le merci sono sempre più o meno le stesse: tanto pesce secco, riso, miglio, casalinghi in plastica colorata, frutta e verdura con le immancabili cipolle, molto the, sale ma anche capi di abbigliamento e scarpe. All’ora di pranzo vengono approntati piccoli ristorantini che offrono pesce fritto o bignet fritti di farina di fagioli.

Il nostro minibus diretto per Segou parte verso le 14,30. Capiamo all’improvviso il perché di un telone messo davanti a protezione del mezzo, il bus non ha il parabrezza! Altro che protezione conto il sole come avevamo pensato vedendolo! Mancano anche alcuni vetri laterali ed il viaggio, che dura più del previsto, diventa disagevole dopo il tramonto a causa dell’aria fredda che ci coglie, nuovamente, impreparati. arriviamo a Segou che sono le 21 passate parecchio intirizziti. Telefoniamo al nostro amico Baba, che ci viene subito a prendere in una stazione dei bus che non è quella solita, l’autista aveva deciso che quel punto andava bene lo stesso, e ci porta all’ hotel Soleil de Minuit, dove eravamo già stati all’andata e che ci aveva prenotato. Questo è uno dei pochi alberghi che fornisce entrambe le lenzuola, ben 2 asciugamani e l’acqua calda. Un privilegio! Data l’ora non riusciamo a cenare ma, il padrone dell’hotel ci fa un ottimo caffè con una bella caffettiera italiana e noi sgranocchiando qualche biscotto mettiamo a tacere lo stomaco.

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Dopo una bella dormita la fame si fa sentire e così andiamo al Le Golf a mangiarci due belle omelette. Passeggiamo senza fretta per una zona di Segou che all’inizio del viaggio avevamo trascurato. È un susseguirsi di negozi e mercati. Acquistiamo diverse cose e poi andiamo a trovare Baba nel suo negozio. Lì salutiamo i suoi amici e ci fermiamo a chiacchierare un po’. La giornata trascorre piacevolmente tra riposo e passeggiate lungo fiume. Cena al Le Golf, che ci offre anche dell’ottima musica locale a base di jembè, balafon e tanta partecipazione dei locali.

07-01

Per una volta il bus che prendiamo, il Somatra da Segou a Bamako è comodo ed affidabile con un autista che non ci strattona ogni momento. In 3 ore e mezza siamo a Bamako dove ci aspetta Daba, un amico di Baba, che ci accompagna all’hotel che avevo prenotato il giorno prima il Yamey, nel quartiere Le Fleuve, la zona vecchia di Bamako. L’albergo è come dice la Lonely con camere piccole e logore. Di buono ha la vicinanza con il mercato ed alcuni locali tra i più frequentati dai turisti. Telefoniamo a Pina, l’italiana conosciuta all’inizio del viaggio, per poter recuperare le cose lasciate a casa sua. Pina ci invita da lei dicendoci di aver cambiato casa e che c’è una stanza già pronta per noi. La incontriamo nel tardo pomeriggio e concordiamo che il giorno dopo ci verrà a prendere per accompagarci a casa sua e poi andremo un po’ in giro per la città. Intanto ci porta a conoscere Angela, un’altra signora italiana che vive a Bamako. Guidando il suo scassato furgone Renault Pina ci fa attraversare la città, caotica ed inquinata fino al quartiere residenziale dove vive Angela. A vedere le strade sterrate e piene di buche e l’immondizia sparsa in giro non si direbbe un quartiere residenziale ma, le ville che si intravedono oltre i lunghi muri di cinta ci fanno capire che non c’è solo l’africa delle capanne di bankò. Angela è una simpatica signora che ha passato buona parte della sua vita in Africa occidentale, un’altra parte in Sud America e quel po’ che rimane in Italia. La sua casa, con piscina, è arredata in modo sobrio con un mix afro europeo molto elegante. Lei è una persona che ha trovato il suo equilibrio in Africa e con tante cose interessanti da raccontare. dopo un paio d’ore la salutiamo e Pina ci accompagna in prossimità di un ristorante che vorremmo provare con l’accordo di rivederci l’indomani. Scopriamo però che l’African Grill si è trasferito al museo di Bamako e quindi dobbiamo cercarci un altro posto per mangiare. Fortunatamente quasi dietro l’angolo c’è La Gondole un piccolo ristorantino che ci ispira. Ordiniamo una zuppa di verdure ed un pollo con patatine. Per avere tutto questo ci toccherà aspettare più di un’ora! Ovviamente nei ristoranti africani c’è ben poco di pronto ed i polli sono cotti al momento, per fortuna. Mai arrivare con troppa fame!

La cena è buona ma non servono alcolici percui niente birra. Spendiamo 8.300 Cfa. Rientrati in albergo riusciamo anche a collegarci ad internet con il wifi free del vicino Cafè du Fleuve.

08-01

Aspettando l’arrivo di Pina facciamo un giro al mercato e ci mangiamo un panino con l’omelette, per iniziare bene la giornata. Quando lei arriva carichiamo le nostre cose sulla sua macchina ed andiamo a casa sua che non è molto distante da quella di Angela. Ci sistemiamo nella stanza con bagno che ci ha messo a disposizione e le diamo una mano a sistemare alcune cose visto che ha appena traslocato. Nel pomeriggio ci accompagna a vedere il mercato dell’artigianato, il museo ed altre parti di Bamako. Pina ci fa sapere che Angela ci aspetta a cena e così passiamo a comprare del vino. La cena è ottima. Pasta con sugo di pomodoro, pesce capitano al sale con salsa di olio e limone, insalata mista e una mega macedonia. La conversazione è molto piacevole. Entrambe le signore sono ottima fonte di notizie e di una visione, dal di dentro, anche se occientale, del Mali. Passiamo decisamente una bella serata.

09-01

Ultimo giorno di vacanza. Passiamo la mattinata in casa e dintorni. Savio cerca di sistemare l’auto di Pina che ha un problema alla batteria che non si ricarica perché il meccanico si è “dimenticato” di collegare un filo…..facciamo un po’ di spesa per il pranzo, vogliamo preparare una pasta e un’insalata. Nel frattempo arriva anche Angela, che viene ovviamente invitata, io preparo un semplice sugo con pomodoro e cipolle, cosa non facile nella scarsamente attrezzato cucina di Pina! Però viene buono e le signore sembrano apprezzare. Durante il pranzo Angela si offre anche di accompagnarci all’aeroporto con la sua auto. Nel pomeriggio facciamo ancora un giro in città e mangiamo qualcosa. Verso le 20.30 la nostra nuova amica,come promesso viene a prenderci per portarci all’aeroporto. Salutiamo Pina e Bamako e archiviamo anche questa vacanza.

Conclusioni

Questo viaggio ci ha soddisfatto in parte. Offre dei posti interessanti da visitare come i villaggi Dogon ed altri con una fama che non corrisponde alla realtà come Timbouctou o Djennè. Il dover sottostare agli orari troppo flessibili ed alle estenuanti contrattazioni a lungo andare logorano. L’ideale sarebbe contrattare una volta sola e noleggiare un’auto con autista in modo da potersi muoversi in perfetta autonomia alla faccia dei tempi africani, che in questo modo si adatteranno ai nostri.

 

Con Salif, il proprietario dell’Indasse di Mopti, si è poi instaurato un bellissimo rapporto di amicizia a distanza, via e-mail. Scrivetegli tranquillamente in italiano per avere ogni tipo di informazione sul Mali è gentilissimo e disponibile

 

 

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